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“Simone Durante al Salone del Mobile. Una mostra fotografica e un video ne registrano alcune delle sue sperimentazioni sulla pellicola fotografica trattata con acidi minerali in fase di sviluppo nella camera oscura. Ricordo 15 anni fa – il digitale non aveva creato ancora masse di scimpanzè pigiatori di pulsanti, sedicenti fotografi, cioè a dire per la più parte produttori di spazzatura visiva – in una redazione di Milano, presentando le sue sperimentazioni di sottrazioni alchemiche – volti e corpi di modelle e scorci strappati al paesaggio – alla direttrice di uno storico magazine del momento con tanto di riverbero su finestra televisiva: “ma queste cose si possono fare in photoshop”. Uscimmo sulla strada, pellicole alla mano, poco più che ventenni; e ci siamo rimasti ricordando Stan Brackage sulla pelle e la logica della sensazione che rende visibile. La signora invece andò a dirigere un museo sul contemporaneo in città, nato morto come un feto di memoria uzediana da mettere sotto boccia. Ho sempre preferito le olive sotto sale!”

scritta dal regista e critico Mauro Aprile Zanetti.

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