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Immaginiamo di poter indossare un paio di occhiali dalle speciali lenti, magari che possano scomporre i raggi solari come fossero un prisma, immaginiamo che quei nuovi colori possano sovrapporsi a quelli della realtà così come la conosciamo. Forse è questo che deve aver pensato Simone Durante quando, vent’anni fa, ha lasciato il suo paese in Sicilia per trasferirsi a Milano, città in cui ogni cosa appare moltiplicata come in una casa degli specchi urbana. Il progetto “Milano Città Interna” nasce dalla volontà di relazionarsi “alla pari” con un luogo fuoriscala, giocando fisicamente con la fotografia nel tentativo di riportare Milano ad una dimensione più umana. Quasi una sorta di ironica riappacificazione con una città che, nelle parole dell’artista, “prima mi ha tolto tutto – il mare, la casa, il vulcano, la vicinanza dellepersone care del paesino in Sicilia dove sono nato – ma che mi ha anche saputo dare tutto”. Un omaggio, dunque, ad entrambe le terre, quella lombarda e quella siciliana, che si sovrappongono tra loro in un cortocircuito di immagini, segni e colori, come forse è accaduto nei ricordi e nelle emozioni contrastanti dell’artista. Il lavoro si divide in due momenti, uno per così dire “all’esterno”, in cui Simone ripercorre attraverso l’obiettivo gli scorci e le strade in cui cercava silenzio e conforto ed uno all’interno della camera oscura, durante il quale interviene direttamente nel processo di stampa. Le foto scattate in analogico su pellicola da 35 mm, sono sviluppate con un normale processo per pellicola a colori. A questo punto, si inserisce l’intervento diretto dell’artista che immerge i negativi in un bagno ottenuto da un mix di acidi autoprodotto, consentendo il distaccamento della gelatina dal supporto e l’alterazione dei colori. Successivamente, dopo aver nuovamente fissato la gelatina, Simone può tornare sull’immagine incidendola con punte e graffi. Attraverso questa particolare tecnica, Simone può trasportare i colori della sua Sicilia all’interno di Milano con la stessa libertà di un pittore. Gli ocra, i rossi incendiano le facciate degli edifici, gli azzurri e il verde acqua si allargano come un liquido sulle guglie del Duomo o sulle anonime persone ignare in attesa alla stazione, restituendo vita e movimento alle immagini statiche, vibranti sotto una luce nuova. Colori e luci in cui si riflettono sagome di palazzi e monumenti talmente alti che quasi, si potrebbe pensare, le loro ombre possano coprire la distanza fino al mare di Sicilia. Simone aggira il sentimento di nostalgia, trasformando una città “sbilanciante” in una cartolina. Nell’immagine dove tutto, fluidamente si compenetra, i graffi sono, invece, l’elemento di reale disturbo, un segno netto e quasi violento. In una città fortemente dilatata, in cui in un palazzo puoi trovare lo stesso numero di abitanti di un intero paesino, è facile sentirsi smarriti; allora l’intervento da artista sulle fotografie aiuta ad affermare la propria presenza, ogni colore, ogni incisione significa “io ci sono”, andando a dar vita ad una Milano un po’ più a misura di Simone.

Annalisa Bergo, responsabile Spirito Italiano e Fabbrica Borroni.

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